Tempo circolare.
Non sei ancora arrivato in fondo e ti ritrovi al via, passo da gambero.
Lento, inesorabile, immobile. E angoscia che sale e senso di impotenza e la voglia di prendere quelle lancette e spostarle avanti un’ora e poi un’altra e poi ancora.
Tempo d’attesa, lento e distillato, rarefatto, infinito.
Tempo che fugge. Ed è notte sulle rose di natale ed è sceso il gelo a coprire tutto.
Era solo un attimo fa ed ora è già troppo tardi, troppo indietro.
Tempo che gira in tondo e se provi a seguirlo perdi la cognizione di te stessa e ti ritrovi con i piedi per terra.
Tempo che non basta mai.
Tempo che non passa mai.
Tempo da accarezzare e poi lasciare andare e sorridere ancora dell’inutilità del tempo.
Quando leggo cose così mi convinco che la mia passione per la relatività e per la quantistica hanno davvero un senso. E che a proposito di sensi ne abbiamo probabilmente ben più di cinque. Chissà cosa è in grado di fare il nostro cervello. Lo era già? Lo è, in qualche universo parallelo che assieme al nostro costituisce un multiverso? E cosa c’era prima del big bang? E dopo l’espansione del nostro Universo si ricontrarrà? E quando torneremo ad essere acqua e carbonio quale sarà la nostra parte in questo tutto? E perché non riusciamo a vedere a quattro dimensioni?
E, alice… O almeno credo tu sia alice, comunque, alice (o almeno credo), concentrarsi sui massimi sistemi aiuta (un pochino) a uscire dal buco… Davvero… 🙂
Ti abbraccio.
allora largo ai massimi sistemi! ti abbraccio anche io!