Le lacrime sul bordo degli occhi.
Nemmeno tracimano. Come vorresti, salate e calde, sentirle correre lungo le guance e raccogliersi sulla punta del mento, indecise se rischiare quel salto o meno. A cercare il coraggio, anche loro. Invece resti sola a farlo e loro lì, si affacciano timide e tornano indietro, senza sporgersi troppo.
Osare di sentire e sentire confuso. Una domanda ricorrente mentre ti guardi dritta negli occhi. È come se dovessi fingere, fingere qualcosa che non hai. E vorresti avere la forza di smettere, urlare e strepitare e che ti prendessero per matta, chiamassero tutti a raccolta: fare scempio, dare spettacolo e urlare.
Urlare e stringersi forte contro, sentire la pelle che brucia e quel senso di appartenenza fisica che si mescola al desiderio.
E urlando, abbracciando capire. Capire, finalmente, quale è la verità e sentirla talmente dentro da mettersi a ridere senza più bisogno di camminare dritti. Sedersi e ridere.
Sedersi.
Ridere.