“Prendiamo la guida? così facciamo una cosa più scientifica!”
“Ok”
E ci incamminiamo sotto l’arco di rose rampicanti.
Dalle foto sembra un paradiso dell’eden, pieno di piante di ogni specie e laghetti dalle ninfee bianche e pioppi e aceri alti come torri.
Nella realtà ci ritroviamo in mezzo a vasetti di plastica dalla terra rinsecchita, piante aggrappate alla vita ma sul punto di abbandonarla, acque ricoperte di limo e pesci moribondi che boccheggiano tra le alghe.
E noi ci perdiamo. Perché siamo insieme e ci godiamo l’erba ed il sole. Progettiamo piani per far evadere le piante maltrattate dal lager, riconosciamo alberi di fantasia che arrivano tutti dal Giappone, confondiamo i nomi delle cose, ascoltiamo i discorsi degli altri. E poi parliamo, parliamo, parliamo.
E dobbiamo essere buffi visti dal di fuori, a camminare vicini con le mani dietro la schiena, a parlare fitti. Tu così austero e meditabondo, io con le mie scarpe da ginnastica dai lacci mangiati. Dobbiamo apparire strani, ché si vede che non sono tua figlia e allora cosa ci fanno due persone tanto diverse a passeggio di giovedì mattina in un cimitero di piante morte.
Eppure siamo lì e stiamo bene, l’anima si fa leggera e tutto acquista un senso perché ci siamo noi, insieme: l’allieva ed il maestro, il padre e la figlia, gli amici separati dal fossato del tempo. Due anime affini che si sono incontrate contro ogni regola, contro ogni definizione, contro ogni convenzione.
E sembra quasi di essere in un film.
Mi sembra di avertelo già scritto da qualche parte, ma ripeterlo non guasta 🙂 mi piace tantissimo come scrivi. E quello che scrivi, soprattutto. Buona giornata!
Grazie Szandri, oggi mi hai regalato un sorriso e ne avevo proprio bisogno! un abbraccio
Ricambio di cuore!