Il respiro.
Passa sempre da lì.
Poi attacca il sonno, con la notte che stende le sue ali.
Come quelle del corvo, nero, che mi guarda dalla sua schiena.
Appollaiato sui bordi del letto, di spalle e in controluce.
E il vino rosso sporca i bordi del bicchiere, come sangue.
Parole che si mischiano, la fantasia che sconfina nella realtà e la paura che sale in spirali lattiginose.
Non sai più distinguere, non capisci più dove sia il confine.
Cosa sia giusto lasciare, cosa bisogna tenere, cosa perdere.
La musica ritorna e rimbomba nelle orecchie. Beccheggi tra una parola e l’altra, tra un gesto ed un’attesa, e vomiti l’anima incandescente.
Vorrei capire come si è arrivati fino qui, perché ci resto.
Comincia dal respiro.
Poi attacca il sonno.
E se fosse CReW?
Se avessi bisogno di un equipaggio che ti consenta di guidare la barca?
Tieni ciò che ti rende leggera.
Butta ciò che ti rende pesante.
Forma così il tuo equipaggio.
E salpa le ancore.
Hai ragione Max. Tutto passa dal capire cosa ci rende leggeri e cosa ci appesantisce. Trovare la strada per lasciare andare e quella per rimanere in equilibrio. Riuscire a guidare la bicicletta in discesa, prendendo il vento in faccia senza inciampare nei sassi.
Exactly hon. You’re hitting the nail right on the head, and I hear you loud and clear. 🙂